[News Luglio 15] Una tradizione lunga millenni: l’aperitivo

 Manhattan cocktail

Qualche anno fa, prima sui banconi dei bar più di tendenza, poi piano piano in tutti i locali, sono comparsi piatti (più o meno gustosi) a sancire l’ora dell’aperitivo/aperi-cena/happy hour che dir si voglia. Un modo (solo apparentemente) nuovo di scoprire un pezzo della giornata, tra il lavoro e la cena, o tra un pomeriggio in giro e, appunto, la serata. Certamente, anche prima dell’happy hour, quell’orario e quel rito era ben noto. Gli amanti dei cocktail alla Negroni o al Vodka-Tini (007, do you remember?) da abbinare a olive, arachidi o tramezzini ben lo sanno.

Pochi invece sanno che l’aperitivo ha una storia molto più lunga e radicata. Vi siete mai chiesti com’è nato questo appuntamento? Con l’aiuto del “Giornale del Cibo” andiamo alla scoperta di questa storia.

Le origini

Facile: dal latino aperitivus, che apre. Definisce una bevanda in grado di stimolare e, dunque, “aprire” la sensazione della fame. Già, ma perchè aprire? Quale necessità c’era (o c’è!) di “aprirsi”? Nel V secolo Ippocrate scoprì che per alleviare i disturbi di inappetenza dei suoi pazienti, bastava somministrare loro una bevanda amara a base di vino bianco, fiori di dittamo, assenzio e ruta. Questo sapiente mix (avrà usato lo shaker?) è stato poi tramandato di secolo in secolo fino a (prima) gli erboristi medievali e poi fino a noi. Furono i primi, però, a capire che era il sapore amaro, e non tanto il tipo di ingrediente, a consentire “l’apertura” e quindi la sensazione di fame. Per questo motivo anche oggi i principali drink sono caratterizzati da un sapore amaro, il famoso bitter.

Torino “caput aperitivi”

Questa, dunque, l’origine del tipo di bevanda, ma quando si è cominciato a berlo a un’ora precisa e come puro piacere? La storia dell’aperitivo come oggi lo conosciamo ha inizio a Torino nel 1876 quando Antonio Benedetto Carpano diede vita al Vermouth, un delizioso vino aromatizzato con china, che di lì a poco avrebbe conquistato l’allora re d’Italia Vittorio Emanuele II.

Fu proprio quest’ultimo, infatti, a nominare il Vermouth con China Carpano, ribattezzato poi Punt e Mes (per quel suo “punto e mezzo” di amaro in più), l’Aperitivo Ufficiale di Corte.

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